Mara Sangiorgio: volto della Formula 1

Mara Sangiorgio: volto della Formula 1

Quando si riesce a trasformare le proprie passioni in un lavoro, si è fatto centro: Mara Sangiorgio rientra tra le persone che ce l’hanno fatta. Aiutata un po’ dal destino e un po’ dalla sua intraprendenza, Mara è da ormai diversi anni un volto noto di Sky, almeno per gli amanti della Formula1. Si è abituati a vederla in diretta dai paddock di tutto il mondo, intenta ad intervistare i più famosi piloti, dando aggiornamenti in tempo reale su quello che succede durante i weekend di gara.

Qual è però il percorso che l’ha portata a diventare una presenza quasi familiare per gli appassionati?

La Sangiorgio si è sempre sentita legata ai motori: è cresciuta guardando la MotoGP durante l’epoca d’oro di Valentino Rossi e quando, a 14 anni, guidò per la prima volta una moto da enduro, si innamorò al punto che la chiese ai genitori al posto del motorino. Si divertiva poi a guidare i go-kart e spesso faceva delle gare con i suoi amici. Non solo amava i motori, ma anche la scrittura le scorreva nelle vene e così scelse di seguire un percorso di studi classici con il chiaro intento di diventare giornalista. Fece una delle sue prime esperienze su Radio24, lavorò in seguito per EuroNews a Lione ed infine si trasferì a New York, dove si occupava di politica: è proprio qui che entrò in gioco il destino. Nel 2008 Mara era rientrata dalla Grande Mela per effettuare un visto giornalistico prima di farvi ritorno, ma un brutto incidente in moto la trattenne inaspettatamente in Italia. A questo punto la reporter decise di non ripartire più: non tutto il male però venne per nuocere.
Proprio quell’anno infatti Sky stava avviando un nuovo canale sportivo e cercava 60 giornalisti. Mara si candidò e venne scelta. Per la prima volta si trovò a lavorare in tivù, ma fece esperienza stando prevalentemente in redazione. Quando poi, nel 2012, Sky acquisì i diritti televisivi di Formula1 e MotoGP, fu l’ora di incominciare a lavorare in circuito. La Sangiorgio dovette imparare quasi tutto da zero e soprattutto si dovette abituare ai ritmi frenetici del campionato automobilistico più famoso al mondo: 180 giorni all’anno fuori di casa, ore e ore di voli, hotel sempre diversi, fusi orari, tensione, fatica sia fisica che mentale, lavoro senza sosta, competitività. Questo è lo stile di vita di una giornalista di Formula1, ma il tutto è dettato da una grande passione.

PhotoCredits Mara Sangiorgio


Ecco allora una tipica giornata al paddock

-Sveglia alle cinque e mezza, al massimo alle sei;
-Mini rassegna stampa per confrontarsi con i colleghi e capire i temi del giorno;
-Arrivo in pista;
-Riunione con il capo editoriale per stabilire le linee guida della giornata;
-Inizio dirette (che possono variare a seconda che sia una giornata di prove o quella di gara);
-Fine dirette in serata;
-Collegamento con il TG per il riassunto degli avvenimenti più importanti fino circa alle 20;
– Corsetta a piedi in circuito;
– Cena; riposo
…e si ricomincia tutto da capo.

Ciò che ripaga ampiamente tutti questi sforzi però è il rapporto che si viene a creare con i piloti. Mara è la principale giornalista designata per le interviste e spesso le capita di avere pochissimo tempo a disposizione, soprattutto nelle fasi più concitate della giornata. Nasce così il problema della domanda giusta al momento giusto: “Quando si ha solo una possibilità si tenta di chiedere la cosa più immediata, quella più interessante, ma non sempre si riesce. Mi capita di sbagliare ancora ogni tanto, ma si cerca sempre di fare del proprio meglio. Alcune volte sento ancora un po’ di tensione di fronte a certi piloti, soprattutto quelli con cui ho meno confidenza o quelli più enigmatici come Kimi Raikkonen, ma in fondo, vedendosi così spesso, si instaura anche un rapporto amichevole. Le nuove leve come, ad esempio, Lando Norris, George Russell, Charles Leclerc, Alex Albon o qualche altro, ti conoscono fin da subito e imparano presto a prenderti come una figura di riferimento. È bello! Tanti piloti mi sono molto simpatici, ma uno dei miei preferiti è sicuramente Daniel Ricciardo. Per il suo carattere: è un pilota molto professionale, fa bene il suo lavoro, ma cerca di non prendersi troppo sul serio e a volte, una sua battuta al momento giusto regala quell’attimo di spensieratezza che cambia il colore di una giornata partita nel verso sbagliato”.


Mara Sangiorgio ha scritto recentemente “Lewis Hamilton, figlio del vento”, un libro dedicato al sei volte campione del mondo di Formula1, che sta segnando una nuova epoca nella lunga storia di questo sport, non solo dal punto di vista automobilistico, ma anche dal lato umano.
La giornalista si era sempre domandata cosa si potesse provare scrivendo un libro; così, quando le è capitata l’occasione, ha colto la palla al balzo. “Raccontare la storia di Lewis, mi ha dato modo di conoscerlo meglio. Ho potuto parlare non solo con lui, ma anche con chi gli è stato accanto durante le fasi di crescita della sua carriera. Spesso ci si focalizza troppo sul presente, sui titoli che ha già conquistato, su ciò che farà in futuro; ma è stato bello per una volta fare un salto nel passato e ripercorrere i gradini che lo hanno portato fino a qui”.

Di storie sulla Formula1 se ne potrebbero raccontare tante altre e mi sono resa conto della capacità di Mara di dare tantissime informazioni in pochissimo tempo.
Non basta un articolo per descrivere il potere che ha questo mondo di incantare persone di tutte le età, ma ogni weekend Mara, attraverso le sue parole, ci dà la possibilità di conoscerlo un po’ di più.
Grazie.

Gaia Saporiti

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